Le birre di Avery: un gusto che sorprende

Le birre di Avery: un gusto che sorprende

Il crescente numero di nuove proposte di birre Sour è un segnale che i birrifici ci stanno proponendo qualcosa di nuovo o meglio di poco conosciuto.

È un dato di fatto che lo sviluppo delle Craft Breweries nel mondo ha apportato una ventata di novità nel panorama birrario, riscoprendo antichi stili e presentando nuove proposte, a volte estreme.

Con le birre Sour siamo di fronte a novità che si producono con metodi che hanno una lunga storia.

Questa tipologia birraria è praticamente sconosciuta alla maggior parte dei consumatori, mentre viene apprezzate dagli appassionati più esperti.

Per chi le tratta commercialmente, le Sour sono generalmente considerate “difficili da vendere”.

In realtà non è proprio così o perlomeno in prospettiva potrebbero avere una loro interessante nicchia di mercato, parlando ovviamente del mondo delle specialità birrarie.

Le Sour per nuove emozioni gustative.

In fondo, le Sour rappresentano uno dei gusti più importanti percepiti dal nostro palato e questo gusto acidulo particolare può guadagnare spazio nell’ambito dei beer lover più evoluti, quelli alla costante ricerca di nuove emozioni gustative.

La Tap Room dell’Avery Brewing di Boulder, Colorado, l’imbarazzo della scelta.

Del resto, in questi ultimi dieci anni, i birrifici craft hanno sdoganato l’amaro, che per il consumatore generico rappresentava un ostacolo al bere birra.

Perché non potrebbe succedere che anche che il gusto acidulo possa trovare il suo spazio? Specie se integrato con gusti di frutta?

Quando l’amaro della birra non piaceva.

Ricordo che negli anni ‘80, quando arrivarono nel nostro Paese le birre Pils del nord della Germania, che avevano un forte accento amaro, per trovare un po’ di spazio nel nostro mercato, e non solo, i birrai tedeschi dovettero abbassare il titolo di amaro e ci volle un po’ di tempo per riproporre sul mercato le loro Pils “addomesticate”.

D’altra parte anche i nostri birrai italiani, che ad ogni ricerca di mercato abbassavano l’amaro in quanto ogni volta il consumatore nel parlare del suo rapporto con la birra spesso dichiarava “buona ma troppo amara”.

Una delle caratteristiche tipiche delle birre Sour, la schiuma scarsa.

L’arrivo delle IPA ha di fatto sdoganato l’amaro nella birra e in questi ultimi anni c’è stato un vero e proprio ritorno al gusto amaro, più o meno aromatico, ma sempre amaro.

Così molte Pils sono tornate all’amaro delle origini e lo stesso è avvenuto per altri stili che con gli anni erano stati volutamente ammorbiditi.

Succederà così anche per le Sour? È possibile.

Un gusto che prima stupisce e dopo piace.

Anche se attualmente il gusto acidulo delle Sour stupisce chi non le conosce, perché le beve con l’aspettativa di ritrovare il gusto memorizzato bevendo le birre tradizionali; ma con un approccio più aperto e magari l’introduzione di qualcunoo che le sa illustrare, può esserne conquistato.

Le birre Sour hanno dalla loro il fatto che sono apprezzate da molti esperti birrai.

Chi si dedica al mondo delle birre craft si è spesso innamorato di stili particolari e appartenenti al mondo storico birrario e cerca spesso di trasmettere agli appassionati di birra i suoi gusti, la sua passione.

Le birre Sour che vi presento, in questa occasione, nascono proprio da un innamoramento per questo stile, che spinse Adam Avery, fondatore nel 1993, dell’Avery Brewing Co. di Boulder, in Colorado, a impegnarsi in un progetto dedicato specificatamente alle birre Sour maturate e affinate in barili di legno.

Adam Avery fondatore della Avery Brewing e grande appassionato delle birre Sour.

La scintilla che fece scoccare l’interesse per le Sour nacque casualmente, come spesso succede, dall’invito di un amico ad accompagnarlo in un viaggio in Belgio per visitare alcuni birrifici.

L’amico era Sam Calagione della Dogfish Brewery in Delaware.

Sam Calagione stava scrivendo il libro sull’homebrewing e per la sua stesura riteneva importante visitare qualche birrificio del Belgio, paese la cui produzione aveva ispirato molti suoi colleghi.

Chiese a quattro amici di altri birrifici di accompagnarlo e Adam Avery fu fra questi.

Nel corso del viaggio e delle visite ai birrifici belgi, Avery fu molto affascinato da uno in particolare che produceva birre Lambic.

Rientrato dalla full immersion birraria in Belgio, Adam Avery iniziò subito a sperimentare la produzione di birre Sour, maturate e affinate in barili che avevano contenuto vino, utilizzando il lievito Brettanomyces.

La sfida vinta del progetto Avery Barrel Aged.

Ci vollero alcuni anni di esperienza però per arrivare a produrre delle Sour di ottimo livello e a coronare il suo sogno.

Le Sour del birrificio Avery vengono prodotte con il metodo dell’alta fermentazione, a fermentazione mista.

Dopo la prima fermentazione in tank d’acciaio, per la quale viene utilizzato un particolare lievito belga, le birre vengono rifermentate in barili di legno dove viene inserito del lievito Brettanomyces, vari lactobacilli e una speciale miscela “Avery’s Sour Slurry” di loro esclusiva formulazione.

In questa fase viene aggiunta una purea di frutta come mirtilli, albicocche, o altro.

Andy Parker, responsabile del reparto dedicato alle birre Barrel Aged.

A questa seconda fermentazione in barili di legno, che hanno contenuto vino o vari distillati, segue una fase di maturazione per un periodo compreso fra i 4 e i 6 mesi, cui segue un lungo periodo di affinamento.

Il gusto finale delle birre Sour viene influenzato da numerosi fattori: dal tipo di lieviti, dalla frutta che viene aggiunta, dal legno dei barili, dal periodo di maturazione e altri ancora.

Ogni birra Sour ha quindi le sue caratteristiche che possono essere molto diverse, malgrado l’appartenenza alla stessa categoria.

Questa variabilità è usuale nelle birre craft nelle quali il birraio tende a esprimere la sua personalità, il suo gusto.

Le Sour beer: il “nuovo” terreno da esplorare per gli appassionati.

Le birre Sour barrel aged della Avery Brewyng che arrivano in Italia, tramite la Brewrise di Padova, sono tre dell’annata 2016 e una del 2017:

La Amicitia 2017 affinata per 8 mesi in botti di Sauvignon Cabernet. Note vinose, colore scuro tonaca di frate, corpo medio e una gradazione alcolica di 8,2 % vol.

La Certatio Equestris 2016, che è un’interpretazione del Mint Julep, un cocktail originario dal Sud degli Stati Uniti, a base di Menta e Bourbon. Ambrata, corpo pieno, gradazione alcolica di 8,9 % vol.

La Expletus 2016 , invecchiata in botti di Tequila con aggiunta di ciliege, ambrata, corpo leggero, gradazione alcolica di 5,9%vol.

Lunctis Viribus 2016, un blend lasciato a maturare in botti di Tequila e Cabernet Sauvignon. Scura, tonaca di frate, corpo leggero, gradazione alcolica 5,4% vol.

pubblicato by dammiunabirra.it

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