Guinness 00, la birra analcolica che arriva dal ghiaccio

Guinness 00, la birra analcolica che arriva dal ghiaccio

Anche la Guinness, il famoso birrificio irlandese che ha segnato la mia entrata nel mondo birrario, ha ceduto alle lusinghe delle ricerche di mercato che indicano, a livello internazionale, una buona crescita delle birre analcoliche e ha creato Guinness 00.

Nel corso degli anni, molte aziende si sono cimentate nella produzione di birre senza alcol, cercando di ottenere lo stesso corpo e gusto delle birre tradizionali, utilizzando diversi metodi di produzione.

Non mi dilungo sulla parte tecnica di questi metodi, ma accenno solo alle due metodologie principali: la prima consiste nell’inibire la formazione di alcol durante la produzione, la seconda prevede l’eliminazione dell’alcol al termine del procedimento di birrificazione.

Entrambi questi metodi prevedono ulteriori tecniche specifiche frutto delle capacità dei mastri birrai.

Certamente, l’evoluzione tecnologica e le esperienze fatte nel corso degli anni, hanno portato a superare le difficoltà legate alla produzione di una bevanda che da sempre ha l’alcol nel suo DNA.

Birra: una bevanda moderatamente alcolica.

Oggi è possibile bere delle ottime analcoliche, con caratteristiche simili alle birre alcoliche. Il loro successo però non è legato solo alla qualità che si è riusciti a ottenere, ma al superamento del blocco che il consumatore ha nei confronti di queste birre.

Alcuni le rifiutano a priori, altri sono disponibili a berle se necessario, ciè quando devono guidare e non vogliono rinunciare a bere una birra.

Ma c’è un altro fattore che influisce sui consumi delle analcoliche ed è legato al fatto che la birra, nel nostro paese, è generalmente considerata una bevanda moderatamente alcolica.

Sulla base di questo posizionamento nasce addirittura la richiesta che va in direzione opposta, quella di ricercare birre di gradazione più elevata.

Quelle che vengono, impropriamente, chiamate doppio malto oppure strong beer.

L’analcolica invece va in direzione opposta, verso l’area dei soft drink.

Per molti anni, nel corso della mia attività giornalistica, ho sentito fare paragoni con altri Paesi dove le analcoliche avevano consumi interessanti e molto era lo stupore da parte dei miei interlocutori quando spiegavo che probabilmente, nel nostro paese, i risultati sarebbero stati inferiori alle loro previsioni.

Il forte consumatore di birra nostrano ha un certo rifiuto verso l’analcolica, mentre chi non ama la birra, ovviamente, non sente la necessità di berla.

Inoltre nella mente del consumatore, quando si trova di fronte a una analcolica, entra in gioco la possibilità di una scelta: bevo una birra senza alcol oppure passo direttamente all’acqua o a un soft drink?

Personalmente non sono contrario alle birre analcoliche, in qualche occasione le bevo: quando sono in viaggio e devo guidare ad esempio.

La birra analcolica nel nostro paese deve ancora superare questa fase di accettazione da parte del consumatore.

L’ottima qualità raggiunta attualmente dalle birre analcoliche probabilmente aiuterà, nel tempo, a superare questo scoglio, un ostacolo che chi si occupa di birra in altri Paesi, con altri abitudini e volumi di consumo, spesso non riesce a valutare.

Una Stout analcolica? Guinness 00!

Ma torniamo alla Guinness 00, che mi ha offerto lo spunto di parlare di birre analcoliche.

Ci sono voluti ben 4 anni di lavoro per raggiungere i risultati desiderati: Guinness ha aggiunto di un passaggio di filtrazione a freddo alla fine per rimuovere l’alcol.

Ritengo, ma è una mia ipotesi, che sia stato impiegato con delle varianti, il metodo che veniva utilizzato per produrre le Ice Beer: ovvero l’estrazione della parte liquida e alcolica attraverso il congelamento, e il successivo scioglimento della parte dove l’alcol non è più presente ma che mantiene gli aromi della birra, dati dal malto, dal luppolo e dal lievito.

La filtrazione è solo una parte del procedimento, il congelamento e lo scongelamento sono le fasi chiave.

Steve Gilsenan, responsabile della qualità di Guinness, che ha lavorato al progetto, ha spiegato che nel corso del lungo lavoro hanno fatto centinaia di prove prima di arrivare a produrre la Guinness 00 con lo stesso gusto e caratteristiche, incluso il famoso cappello di schiuma, della originale Stout alcolica.

In passato, circa cinque anni fa, la Guinness aveva provato a produrre in Indonesia una bevanda a base di malto senza alcool ma con tutt’altra ricetta e metodo produttivo.

Ora la Guinness 00 viene prodotta nel birrificio di St. James Gate a Dublino e verrà distribuita, all’inizio del prossimo anno, nei pub irlandesi e UK, mentre negli altri Paesi la presentazione dovrebbe avvenire la prossima estate.

Nell’attesa di poterla assaggiare e valutare, brindo in irlandese: Sláinte!

Cover picture: The Guinness Guru Pubblicato by dammiunabirra.it

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