La Spruce, la birra ai germogli di pino e foglie di tè

La Spruce, la birra ai germogli di pino e foglie di tè

La Spruce Beer è una birra antica, che nasce a cavallo fra il XVI e il XVII secolo e veniva prodotta per curare lo scorbuto. Ebbe un buon successo come medicina, ma non come birra, a causa delle difficoltà nel gestire lieviti e la fermentazione.

L’estremità più meridionale dell’Africa era una tappa essenziale per le navi che dall’Europa trasportavano merci nelle Indie Orientali.

Bartolomeu Dias, un portoghese, fu il primo nel 1487 a raggiungere quello che venne da lui chiamato Capo delle Tempeste.

Fu una tempesta, infatti, che lo spinse all’appprodo di una zona dell’attuale Mossel Bay.

Dieci anni dopo, nel 1497 fu Vasco de Gama, inviato da Giovanni II Re del Portogallo, a portare a termine il tragitto verso le Indie, aprendo così una nuova era per la navigazione e gli scambi commerciali fra l’Europa e l’Oriente.

Fu proprio il Re del Portogallo, Giovanni II, a ribattezzarlo Capo di Buona Speranza, considerandolo un luogo che apriva l’orizzonte a grandi prospettive commerciali.

Sembra però che all’origine del nome ci fosse anche la motivazione che l’approdo nell’area della penisola venisse utilizzato, non solo per i rifornimento di tutti i generi alimentari necessari a bordo, ma anche come luogo di convalescenza per i marinai colpiti dalla dissenteria e dallo scorbuto.

Malattia che in quell’epoca colpiva frequentemente i marinai che navigavano per mesi in carenza di alimenti freschi e acqua imbevibile, piena di batteri.

Nella seconda metà del XVII secolo, per iniziativa della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, vennero creati i primi insediamenti e il primo porto in quella che sarebbe diventata Città del Capo, dove sorse il centro di lotta più importante contro lo scorbuto.

Dal 1 gennaio 1725 al 31 dicembre 1750, secondo i registri dell’epoca, si ancorarono 1883 navi di ogni nazionalità in andata o al ritorno dalle Indie.

La birra era ritenuta talmente importante nella lotta contro lo scorbuto, che venne edificato un birrificio per fornire la birra necessaria a curare i tanti marinai affetti dalla malattia.

Lo storico scozzese George McCall Theal scriveva a questo proposito riferendosi alla fabbrica di birra installata a Città del Capo:

“Molte difficoltà si ebbero con la produzione della birra che si ritiene indispensabile nella cura dello scorbuto negli ospedali. L’orzo cresceva bene e non c’erano difficoltà nella produzione di malto, ma il luppolo fù piantato e ripiantato senza successo, malgrado tutte le cure che gli si dedicarono. Risulta che quest’ultimo, considerata l’importanza appunto della birra, veniva coi gravi oneri, importato dall’Europa”.

La Spruce Beer, l’elisir contro lo scorbuto.

Nel 1700 venne creata una birra di germogli di pino, la Spruce Beer, alla quale l’Accademia delle Scienze inglese dedicò numerosi studi.

Essa aveva la capacità di combattere molto efficacemente la carenza di vitamine, in special modo di quelle necessarie alla prevenzione dello scorbuto.

James Cook, nel maggio del 1773, descrive una birra di questo genere, prodotta nella lontana Nuova Zelanda:

“Ai germogli di pino venivano aggiunti germogli della pianta del tè, per togliere un certo effetto astringente dato appunto dall’utilizzo dei primi. Si facevano bollire per 3 o 4 ore, si setacciavano e all’infusione si aggiungeva uno sciroppo di melassa, in assenza di mosto di malto. A fermentazione avvenuta, per mezzo di un “lievito qualsiasi”, purchè fermentasse, si otteneva una bevanda gradevolissima al palato e dalle doti eccezionali per la salute dei marinai”.

Si scoprì poi che l’uso d’infusi di germogli di pino godeva già di lunghissima tradizione presso i popoli Scandinavi che lo somministravano, in aggiunta al mosto di malto, ai navigatori specificamente contro lo scorbuto.

Analoghe bevande venivano prodotte anche nel Nord America e in Canada già nel XVI secolo utilizzando germogli di abete.

La Zarina Caterina di Russia, incaricò il Commodoro Billings di studiare la possibilità di introdurre questa bevanda nella lista delle provvigioni degli equipaggi russi, anche perché l’infuso di germogli di pino si era dimostrato eccezionalmente stabile nel tempo: manteneva dopo tre anni ancora la sua efficacia.

Si sperò a lungo di aver trovato con esso il toccasana per la salute dei marina e furono elaborate tecniche per produrre anche estratti di malto concentrati, quindi di limitato volume che, addizionati all’infuso di germogli di pino davano, dopo la diluizione con acqua e una breve fermentazione, bevande molto apprezzate.

Si era perfino giunti a produrre un concentrato solido, in forma di «schegge di mosto», che aveva praticamente una stabilità illimitata.

Per le fabbriche di birra si delineava un enorme affare, perché si poteva risolvere l’inconveniente del grande peso e volume della birra tradizionale.

Purtroppo dopo qualche anno si dovettero arrendere al fatto che i marinai non la consideravano birra, ma la ritenevano una medicina contro lo scorbuto e non ci fu nulla da fare.

La ingerivano se necessario, ma la rifiutavano categoricamente come bevanda.

I marinai per prevenire lo scorbuto preferivano i limoni e si ubriacavano di birra “vera” ogni volta che mettevano il piede sulla terraferma.

Il punto debole della produzione stava nel fatto che la fermentazione non sempre riusciva garantire la gradazione alcolica.

Qualche birrificio USA, ma anche in altri Paesi, ha riscoperto la Spruce Beer e la produce con buoni risultati.

Pubblicato by dammiunabirra.it

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