Luppolo: il fiore all’occhiello della Birra

Luppolo: il fiore all’occhiello della Birra

Fa parte della famiglia delle Cannabaceae, la stessa, per intenderci, della marijuana ma non contiene sostanze stupefacenti.

Il luppolo, il nome scientifico è Humulus Lupolus, è una pianta rampicante che viene coltivata utilizzando dei pali alti dai 6 agli 8 metri, ai quali si avvinghiano i suoi lunghi tralci.

I suoi fiori, detti Coni, sono ricchi di oli essenziali e di sostanze nobili che aiutano la stabilizzazione della birra, la formazione degli aromi e conferiscono il tipico gusto amaro.

Il luppolo viene utilizzato nella fase finale della cottura del mosto.

Durante la bollitura il fiore cede le sostanze nobili al liquido di cottura in cui sta bollendo il malto.

In alcune ricette viene aggiunto per infusione anche nella fase successiva, durante la fermentazione, questo procedimento si chiama Dry Hopping.

La Raccolta Autunnale

La raccolta del luppolo viene effettuata all’inizio dell’Autunno: dopo aver asportato i coni, la pianta viene tagliata alla base e in Primavera rinasce dalle sue radici per riprendere ad arrampicarsi.

Ogni anno il ciclo si ripete e una singola pianta può essere utilizzata per oltre 20 anni.

In natura il luppolo cresce spontaneamente nelle zone in cui il clima temperato.

Era già presente nell’antichità, famoso per le sue doti curative e utilizzato in cucina è tuttora, diffuso nella preparazione di prodotti per il benessere e di alcuni piatti gastronomici: minestre, risotti. frittate, etc…

L’impiego del luppolo nella produzione della birra risale alla fine del Medioevo e si colloca geograficamente in Germania, ma si è esteso successivamente anche nella vicina Boemia e nelle Fiandre.

Malgrado la diffusione del luppolo molti birrai continuavano ad usare il Gruit: un mix di erbe aromatiche: rosmarino, mirto e altre piante disponibili nelle varie zone, producendo birre di gusto grezzo e molto variabile.

Col Luppolo la Birra non solo é buona ma è anche più bella

Con la Legge di Purezza, Reinheitsgebot, emanata nel 1516 da Guglielmo IV Duca di Baviera, il luppolo entrò ufficialmente nella storia della birra in quanto indicato fra gli ingredienti obbligatori nella produzione.

L’obbligo di usare il luppolo venne motivato dalla volontà di migliorare la qualità delle birre: oltre alle doti amaricanti e aromatizzanti questo ingrediente aveva un’eccellente potere conservante e stabilizzante.

La Legge di Purezza fu emanata in Germania, ma influenzò la produzione anche negli altri paesi, diffondendo l’uso del luppolo inizialmente nel Nord Europa e successivamente in tutto il mondo.

Solo gli inglesi, tenacemente legati alle loro tradizionali Ales, furono gli ultimi a sostituire il Gruit con il Luppolo.

Diverso Territorio, Diverso Luppolo

Col passare degli anni la coltivazione del luppolo si diffuse nei vari paesi, clima permettendo.

La qualità si è molto evoluta nel corso degli anni e sono aumentare le sue capacità amaricanti e aromatiche.

Ad oggi esistono moltissime varietà, nel mondo, ognuna con le sue caratteristiche diverse in base alla specie, al territorio, alle tecniche di coltivazione e all’essicatura.

Un’indicazione che non appare quasi mai sull’etichetta ma che può capitarvi di sentir citare in birreria o da qualche appassionati esperto è l’IBU, International Bitterness Unit, che definisce il grado di amaro di una birra.

Ma quanto amaro vuoi? Dipende dal Luppolo…

Per darvi un’idea del valore:

  • Una Lager spazia dai 15 ai 25 IBU
  • Una Pils dai 20 ai 40 IBU
  • Una IPA da 40 può arrivare, nei casi più estremi, a superare i 100 IBU.

I più grandi Paesi produttori di luppolo sono nell’ordine: Stati Uniti, Germania, Cina, Repubblica Ceca, Polonia, Slovenia, Inghilterra.

Per quanto riguarda l’Italia i primi tentativi di di coltivazione di cui si ha notizia risalgono alla fine del XIX Secolo, ma solo negli anni ’80, su iniziativa di Assobirra, ripartì la sperimentazione.

Grazie ai Micro-birrifici rinasce il Luppolo in Italia

I nuovi microbirrifici hanno dato un forte impulso alla coltivazione di luppolo che, ad oggi, è presente in diverse regioni del nostro Paese.

Ho visitato un luppoleto della Hops Company, a Marano sul Panaro in Provincia di Modena, che ha iniziato nel 2013 la coltivazione di alcune varietà americane e adesso stanno sperimentando una specie autoctona.

Ormai, salvo alcuni microbirrifici, non si utilizzano più i Coni, questi sono stati sostituiti dal Pellet: piccole pastiglie di luppolo macinato; esiste anche l’estratto di luppolo, sotto forma di sciroppo o in polvere, ma è ancora poco diffuso.

Pubblicato da dammiunabirra.it

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